Miglioramento della qualità prescrittiva, integrazione dei percorsi di cura fra ospedale e territorio, riduzione dei ricoveri inappropriati: sono alcuni dei temi su cui l’Azienda USL di Parma, secondo le linee di programmazione della Regione Emilia-Romagna, sta sviluppando iniziative di innovazione sul sistema delle cure territoriali.
In questo ambito è stato annunciato il Progetto READ HEALTH (Leggere la Salute) promosso dall’AUSL di Parma in partnership con il Gruppo Chiesi, multinazionale farmaceutica con sede a Parma, in occasione di un seminario presso il Centro Ricerche del Gruppo Chiesi a cui è intervenuto anche l’Assessore alle Politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna Carlo Lusenti. Il progetto punta a sostenere un ampio programma di ricerca e innovazione - nato nell’Ausl di Parma nel 2007 con la collaborazione scientifica della Thomas Jefferson University di Philadelphia (Usa) e fatto proprio come modello innovativo dalla Regione Emilia-Romagna - che è finalizzato allo sviluppo di un percorso di medicina d’iniziativa, attraverso l’ottimizzazione del sistema di lettura delle caratteristiche della popolazione in carico presso le strutture sanitarie della provincia di Parma.
Un sistema sostenibile punta alla presa in carico globale del paziente, secondo il principio del Chronic Care Model, prima che si manifesti la fase acuta della malattia, individuando precocemente i soggetti a più alto rischio di ospedalizzazione, puntando sul coinvolgimento del paziente nelle scelte e nella gestione della terapia, sul coordinamento delle cure tra i diversi professionisti e sulla continuità assistenziale, ad esempio tra ospedale e territorio.
“Secondo uno studio pilota della Regione, 1 paziente anziano su 5 riceve un farmaco potenzialmente inappropriato, che oltre a rappresentare un costo evitabile, mette a rischio la salute del paziente stesso, con tutto quanto ne può conseguire in termini di ospedalizzazione e costi connessi – ha osservato il Dott. Massimo Fabi, Direttore Generale AUSL di Parma - Lavorare alla trasformazione del modello tradizionale di assistenza sanitaria significa principalmente intervenire sulla qualità, sull’organizzazione e sulla modalità di offerta dei servizi, con l’obiettivo di renderlo in grado di affrontare una nuova realtà sociale caratterizzata da pazienti con nuovi bisogni sempre più complessi, spesso anziani, e da una sempre maggiore prevalenza delle malattie croniche legate all’invecchiamento della popolazione e alla crescente esposizione a fattori di rischio ambientale e sociale”.
L’incidenza delle patologie croniche (malattie cardiovascolari, diabete, malattie respiratorie, tumori, malattie neurologiche, osteoarticolari e dell’apparato digerente) è oggi pari al 36,6%, ma in crescita esponenziale. Si tratta di patologie che, se non trattate adeguatamente, vale a dire solo in fase acuta, rischiano di mettere in ginocchio il sistema sanitario.
Le evidenze scientifiche sottolineano unanimemente come sia fondamentale passare dalla “medicina d’attesa” alla “medicina d’iniziativa”, da un’organizzazione dei servizi sanitari dove il cittadino riceve semplici e singole prestazioni, a una presa in carico globale dei suoi bisogni e domande di salute, con percorsi assistenziali integrati tra medici di famiglia, specialisti ambulatoriali e ospedalieri.
In Emilia-Romagna il modello di assistenza sanitaria è stato ridisegnato con questo orientamento già alcuni anni fa ed ha coinvolto non solo il sistema organizzativo, con la costituzione dei Dipartimenti e dei Nuclei di Cure Primarie (NCP), le Unità Organizzative di base in cui operano congiuntamente ma in piena autonomia Medici di Medicina Generale, Pediatri di Famiglia, Infermieri, Ostetriche, Specialisti Ambulatoriali e Ospedalieri ed altri professionisti sanitari, ma anche l’erogazione dei servizi, interessando direttamente la salute di tutti i cittadini.
“Le Case della Salute sono il punto di riferimento per la popolazione, la sede di accesso e di erogazione dei servizi sanitari, socio-sanitari e socio-assistenziali – ha continuato Fabi - Rappresentano il completamento di un percorso progettuale che racchiude tutti gli elementi utili alla realizzazione di una rete per facilitare l’accesso ai servizi di assistenza territoriale, in particolare per quanto riguarda la gestione delle cronicità”.
Il progetto READ HEALTH contribuirà a sostenere lo sviluppo delle Case della Salute: ha durata biennale e prevede diverse fasi di sviluppo, a partire da percorsi formativi specifici per favorire la cultura dell’integrazione e del lavoro in team tra professionisti, quali elementi qualificanti per la gestione delle patologie croniche. Il progetto prevede anche il pieno utilizzo da parte di Medici di famiglia e specialisti ambulatoriali parmensi di uno strumento di analisi della qualità dell’assistenza sanitaria prestata ai propri pazienti, denominato “Profilo assistenziale della popolazione in carico ai Nuclei di cure primarie”, elemento qualificante del programma di innovazione che dal 2007 l’Ausl di Parma persegue in collaborazione con la Thomas Jefferson University e adottato dalla Regione per tutte le Aziende sanitarie emiliano-romagnole. In questo ambito, i “Profili” sono uno strumento analitico che ha permesso di analizzare e confrontare i percorsi di pratica medica ed i comportamenti prescrittivi nei NCP, e consentire al medico di valutare come i pazienti utilizzano gli strumenti di assistenza messi a disposizione dal servizio sanitario territoriale.
Le attività del progetto READ HEALTH si integrano con il suddetto più ampio programma di ricerca e innovazione della Regione, che prevede lo sviluppo di un modello di analisi della popolazione in carico ai NCP in grado di identificare i soggetti ad altro rischio di ospedalizzazione e ad azioni mirate di rafforzamento dell’integrazione tra professionisti coinvolti e care givers.
“Il progetto READ HEALTH rappresenta uno strumento concreto sulla cui base sarà possibile sviluppare interventi volti al miglioramento dell’assistenza sanitaria – ha osservato Alessandra Madoni, BU Market Access Director, Chiesi Farmaceutici - Il Gruppo Chiesi ha pertanto deciso di sostenere questa ricerca nell’ambito del suo impegno a favore dell’appropriatezza, per cooperare, anche con il proprio patrimonio di conoscenze e competenze professionali, al raggiungimento di più elevati standard di assistenza ai pazienti, nel rispetto della sostenibilità economica del sistema.”
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