Richiedenti asilo: per un’accoglienza integrata

A Parma il primo appuntamento formativo del Progetto Salut-are, iniziativa di rete nazionale guidata dalla Provincia che coinvolge attivamente anche Ausl e Ciac di Parma

La diffusione capillare in tutta Italia di prassi condivise, con la creazione di équipes territoriali multidisciplinari per la presa in carico di richiedenti e titolari di protezione internazionale. È l’obiettivo di “Salut-are”, progetto di rete sull’asilo finanziato con risorse del Fondo europeo rifugiati (Fer): un’iniziativa di cui la Provincia di Parma è capofila a livello nazionale e nella quale, oltre a numerose realtà impegnate da anni su aiuto e sostegno a rifugiati e richiedenti asilo, sono coinvolti attivamente anche il Centro immigrazione asilo e cooperazione internazionale di Parma (Ciac), cui spetta il coordinamento gestionale, e l’Ausl di Parma.

Il 16 febbraio nella Sala riunioni della Croce rossa la prima iniziativa a Parma, l’avvio di uno dei 20 corsi di formazione per operatori che si svolgeranno in questi mesi in 10 regioni italiane. È del resto proprio la formazione lo strumento su cui punta il progetto, che mira ad arrivare alla costituzione di équipe multidisciplinari territoriali per la presa in carico e la progettazione socio-sanitaria dei percorsi di diagnosi, cura e riabilitazione per richiedenti e titolari di protezione internazionale attraverso un iter partecipato incentrato in primis sugli operatori. “Multidisciplinarità” e “presa in carico integrata” le parole d’ordine, nella consapevolezza che i casi di richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale, i più vulnerabili in particolare, necessitino di un approccio che sappia unire e non disgiungere dimensione sociale, sanitaria e giuridica.

I lavori della mattinata si sono concentrati sulla percezione della vulnerabilità, con la presentazione di una ricerca ad hoc (interventi di Michele Rossi e Marika Armento, coordinatori del progetto Salut-are), e sui percorsi dell’accesso alla rete dei servizi socio-sanitari territoriali e di emersione della vulnerabilità: Gianfranco Schiavone dell’Asgi, membro del comitato scientifico del progetto, si è concentrato su “Il sistema dell’asilo in Italia e le vulnerabilità”; e Adele Tonini, coordinatrice scientifica del Coordinamento interdisciplinare socio sanitario Ciac-Ausl, ha parlato dell’esperienza sperimentale del coordinamento per la presa in carico delle situazioni vulnerabili tra richiedenti e titolari protezione internazionale.

L’incontro prosegue nel pomeriggio. Alle 14 la sessione dedicata a “I percorsi dell’emersione della vulnerabilità, della diagnosi e della certificazione”, con interventi di Faissal Choroma (referente sanitario del Coordinamento interdisciplinare Ciac-Ausl) su “Il protocollo di Istanbul e i relativi protocolli operativi”, e di Carlo Bracci (fondatore dell’Associazione Medici contro la tortura) su “La tutela medico legale e la certificazione come processualità multiprofessionale”.

Alle 15,45 il via ai gruppi di lavoro su casi studio. Alle 18 la chiusura dei lavori.

La seconda parte del corso si terrà giovedì 23 febbraio, sempre alla sala Riunioni della Croce Rossa.

DICHIARAZIONI

L’iniziativa formativa che prende il via oggi – ha spiegato aprendo oggi il corso il direttore generale dell’Azienda Usl di Parma, Massimo Fabiè parte di un progetto più ampio che vede i servizi aziendali in prima fila, nella promozione e realizzazione operativa sia di nuove competenze per  l’assistenza sociosanitaria che di un sistema di valori basato su equità e solidarietà”.

"Insieme alla Provincia e all'Azienda Usl di Parma – ha aggiunto Emilio Rossi di Ciac - è da quattro anni che siamo impegnati in progetti di ambito nazionale del Fondo europeo rifugiati, iniziative che hanno la funzione di valorizzare il servizio sanitario pubblico e di migliorare il sistema italiano di protezione dei richiedenti asilo"

“La costituzione e il consolidamento di équipe territoriali rappresenta un’importante riforma del sistema asilo per lavorare con un approccio integrato e una presa in carico complessiva della personaIl modello che questa iniziativa propone mira esattamente a questo: a una maggiore efficacia dei percorsi di accoglienza, ad effettiva garanzia della tutela dei diritti della popolazione rifugiata” – sottolinea Marcella Saccani l’assessore alle Politiche sociali della Provincia ente capofila del progetto nazionale.

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modificato:giovedì 16 febbraio 2012

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