La demenza, malattia sociale
Alla Camera di commercio il convegno promosso da Provincia e Ausl. In apertura un video di Pupi Avati. Circa 8mila malati nel Parmense, 60mila le stime per l’Emilia-Romagna
Nel Parmense si stima che siano circa 8mila, un numero destinato senz’altro a crescere. E in regione si parla di circa 60mila. Sono le persone affette da demenza, la cui causa più frequente (ma non l’unica) è la malattia di Alzheimer. Proprio alla demenza è stato dedicato oggi alla Camera di commercio il convegno “La cura delle persone affette da demenza e le relazioni di aiuto alle famiglie”, organizzato dalla Provincia e dall’Azienda Usl: un’occasione per riflettere sulla malattia, con le cifre relative a Parma e al Parmense, ma anche per fare il quadro della situazione territoriale a dieci anni dall’avvio del Progetto regionale demenze, con il quale nel 1999 la Regione Emilia-Romagna ha definito linee guida e interventi attuativi con l’obiettivo prioritario di migliorare la qualità delle cure e della vita delle persone dementi e dei loro famigliari attraverso la creazione di una rete di sostegno e d’azione integrata.
“La demenza è una malattia significativa dal punto di vista numerico ma anche dal punto di vista psicologico e sociale”, ha detto in apertura il presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli, presidente della presidente della Conferenza territoriale sociale e sanitaria, dopo l’introduzione dell’assessore provinciale alle Politiche sociali Marcella Saccani. Proprio alla “dimensione sociale” della demenza, cioè al suo non coinvolgere solo l’individuo che ne è affetto ma anche la famiglia e la rete sociale in cui esso è inserito, è stata dedicata gran parte del convegno. “Anche da tutto questo, dal sostegno al malato ma anche alla famiglia, a chi gli sta intorno, si misura la civiltà di una comunità. E per tutto ciò non basta l’intervento di un solo settore ma un intervento di rete”, ha continuato Bernazzoli, che ha ricordato il progetto regionale sulle demenze e il lavoro fatto sul territorio: “Queste sono garanzie che dobbiamo e vogliamo continuare a dare a tutti i cittadini, pur in un momento molto difficile come questo. Noi insieme alla Regione e alle altre Province siamo impegnati per questo: perché i servizi continuino a essere garantiti”. D’accordo su questo il vicepresidente della Ctss Fabrizio Pallini, delegato del sindaco alla Sanità del Comune di Parma, che sulla demenza ha detto: “Purtroppo l’ambito sociale la fa da gigante, perché la farmacologia non ci ha aiutato più di tanto. Il rapporto col malato e il sostegno alla famiglia sono fondamentali, e in questo sono cruciali i servizi ma anche l’impegno straordinario delle associazioni”.
In apertura di convegno anche un contributo speciale: un video originale del regista Pupi Avati, registrato appositamente, e alcuni stralci del suo film “Una sconfinata giovinezza”, che tratta il tema della malattia di Alzheimer. Nel video Avati ha raccontato perché ha scelto l’Alzheimer per il suo film, “il primo caratterizzato da una tematica così strettamente sociale – ha detto - di tutta la mia carriera”.
Tre le sessioni: la prima con una panoramica sulla situazione dei servizi, la seconda sul tema del sostegno alla famiglia e a chi si prende cura, la terza sul modo in cui i servizi si stanno raccordando tra loro. “Abbiamo voluto dedicare questa giornata a tutte le famiglie che vivono con noi questo momento. A dieci anni dall’avvio del progetto regionale demenze ci sembrava importante non “celebrare”, ma restituire alle famiglie i tanti traguardi che in questi anni abbiamo raggiunto ma anche le tante cose che restano da fare”, ha spiegato Rita Cavazzini, direttore delle attività socio-sanitarie dell’Ausl, aprendo la prima sessione. A moderare le altre due il presidente dell’Age Emilia Romagna Piero Angelo Bonati, Lucio Belloi, consulente della Provincia, e Giovanni Gelmini, direttore del Dipartimento Cure primarie del Distretto Valli Taro e Ceno.
"Negli ultimi 10 anni i servizi per la cura delle demenze in provincia di Parma-ha commentato Massimo Fabi, Direttore genereale Ausl-hanno registrato una forte crescita: da servizi appena strutturati si è riusciti a costruire, grazie all'impegno di professionisti, operatori sanitari, istituzioni e volontariato, una rete provinciale di centri per i disturbi cognitivi, dove oltre alla cura e alle terapie sono previste attività di ascolto e di coinvolgimento delle famiglie dei pazienti. Inoltre, con l'Università e l'Azienda Ospedaliero-Universitaria è da tempo attiva, come previsto dal Piano attuativo locale (Pal) , l'integrazione tra servizi ospedalieri e della sanità territoriale, sulla quale verrà fatto il punto in un prossimo appuntamento pubblico nel 2011. Ottenuti questo importante risultati, ora si tratta di perfezionare ulteriormente i percorsi di integrazione aziendali tra medici di famiglia e servizi del Dipartimento assistenziale integrato salute mentale".
modificato: | lunedì 22 novembre 2010 |
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