Mostro e profano, gli artisti dell'atelier Asfodelo in mostra

Fino al 23 dicembre l’esposizione promossa da Ausl di Parma e realizzata con la collaborazione di Provincia, Comune di Borgotaro e cooperativa Camelot di Viazzano. Ingresso libero.

Uno spazio dove potersi sentire liberi di esprimere la propria creatività, spingersi al di là dei propri limiti, trovare stimoli e punti di riferimento, scoprire strumenti e tecniche. Un luogo gestito da diversi professionisti del mondo dell’arte, sensibili alle implicazioni terapeutiche, ma che non hanno come primo obiettivo la terapia. È tutto questo l’atelier Asfodelo, il laboratorio di pittura creativa promosso dal Dipartimento di Salute mentale dell'Ausl di Parma e realizzato con la collaborazione della Provincia, del Comune di Borgotaro e della cooperativa Camelot di Viazzano.

L’esposizione “Mostro e profano” è stata infatti aperta ufficialmente il 9 dicembre dopo il seminario che si è tenuto nella sala Borri, dall’assessore provinciale Marcella Saccani, insieme alle coordinatrici del progetto Maria Inglese, medico psichiatra dell’Azienda Usl, e la critica d’arte Caterina Nizzoli.

“Abbiamo bisogno di esperienze che rompano un modello assistenziale per andare alla scoperta di modalità che riducano la sofferenza e la solitudine. Quello che vediamo oggi è un prodotto forte nato in un territorio  che su questo tema ha detto tante cose” ha spiegato Saccani salutando i protagonisti del progetto.

“Grazie per questo bellissimo spazio espositivo che ci permette di portare qui dalla montagna i nostri lavori. Siamo ancora senza sede ma auspichiamo presto una soluzione perché finalmente siamo un gruppo” ha detto Iglese.

A Caterina Nizzoli, che ha raccolto, catalogato e studiato le opere, favorendo negli artisti la manifestazione di uno stile e un segno personale, è toccato il compito di presentare i quadri: dai ritratti di Romina Berti agli animali sfuggenti di Geraldina D’Auria, agli acheletri nell’armadio di Mattia Fiordispino.

Oltre a Maria Inglese e a Caterina Nizzoli, l’atelier Asfodelo, attivo da tre anni, è condotto con le infermiere Alessandra Foschi e Mirella Tozzi, insieme all'artista Patrizio Dall'Argine, che si è lasciato coinvolgere dai processi creativi di ciascuno avviando un percorso di evoluzione e significazione del gesto artistico.

Il lavoro in atelier non è un’alternativa alla cura, non è uno strumento di indagine psicologica ma un modo per scoprire nuovi canali espressivi e valorizzare il “diverso”. In questo senso è riabilitativo: insegna a riconoscere dignità a ciò che è diverso, a ciò che distingue ogni persona per arrivare ad avere la  coscienza che i propri limiti non sono ostacoli ma risorse. Ogni essere umano deve essere quindi “recensito” a partire dai dettagli, dalle differenze, dalle singolarità e dalle eccezioni.

Asfodelo è un luogo dedicato alla creazione, dove uno scarabocchio può essere ed esprimere molto di più di un segno grafico, trasformandosi in lampo, intuizione, messaggio vitale di sintesi della realtà. L’atelier asfodelo è dunque una fabbrica di pazienza, costanza, calma e meticolosità; un luogo-forza, luogo-accoglienza, luogo-immersione nelle ferite, luogo per esplorare i limiti, le devianze, i margini di sé e del mondo.

In esposizione a Palazzo Giordani le opere di 9 artisti: Romina Berti, Francesco Gabelli, Mattia Fiordispino, Davide Valentino, Geraldina D’Auria, Ezio Maistrello, Alessandra Dellapina, Giorgio Mariani e Marika Tresanini.

La mostra rimarrà aperta al pubblico, a ingresso libero, fino al 23 dicembre (dal lunedì al giovedì dalle 8 alle 18.30 e venerdì dalle 8 alle 17).

Note

Perchè l'asfodelo?
Nell’Odissea l’Asfodelo è una pianta degli inferi e i greci la piantavano sulle tombe perché credevano che fosse necessario un nutrimento anche ai morti. In seguito quando si ripartì il regno di Ade in tre parti in base ai meriti acquisiti in vita, i Prati di asfodelo erano il limbo per coloro che non erano stati né buoni né cattivi così come i Campi Elisi erano per i buoni e il Tartaro per i cattivi. La medicina greca lo raccomandava come contravveleno e panacea universale e Plinio riferisce che ai suoi tempi lo si piantava davanti alla porta delle case di campagna come rimedio ai sortilegi negativi. Il fiore dell’asfodelo ha sei petali, come 6 erano gli artisti, all’inizio del progetto
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modificato:lunedì 13 dicembre 2010

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