Il Covid 19 e le tante lezioni dimenticate

Un intervento di Pietro Pellegrini, direttore del Dipartimento salute mentale e sub commissario sanitario, sul modo di affrontare le criticità sanitarie e sociali del post pandemia

03/01/2024 - La Pandemia da Covid 19 ha impartito alcuni insegnamenti che ben presto abbiamo dimenticato. Per punti:

1) La salute è al tempo stesso un bene individuale e relazionale: la salute del singolo è legata a quella dell’altro. Una reciprocità per la quale nessuno può essere abbandonato e la comunità si difende in modo solidale, nel suo insieme mediante comportamenti responsabili e un patto sociale al quale ciascuno contribuisce con l’onestà fiscale.

2) Nella pandemia la salute del singolo non si compra con il denaro. Quando nella fase acuta della pandemia la società italiana degli anestesisti ha emesso le linee guida per il triage rispetto all’utilizzo delle terapie intensive, si è colto come il denaro, il generatore di senso, non servisse. Pur avendo colpito di più anziani, fragili, poveri ed emarginati, il Covid ha interessato tutti senza distinzioni politiche o sociali.

3) Il Covid ha messo in evidenza quanto sia importante il welfare pubblico universale non solo per la vita ma anche per la socialità, la produzione e il commercio. Si è visto come sia essenziale finanziare un servizio di Emergenza Urgenza, i reparti ospedalieri e la componente territoriale di prossimità volta curare a casa le persone invitate a collaborare con la prevenzione, le vaccinazioni e stili di vita adeguati, senza tuttavia rinunciare alle relazioni e alle attività.

4) Il Covid ha dimostrato che la salute è un bene globale e dipende dall’equilibrio tra i viventi (per evitare lo spillover, il salto di specie dei virus) e il pianeta. Per la salute della Terra, essenziale per la sopravvivenza dell’uomo, occorre affrontare il cambiamento climatico e preservare la biosfera rivedendo i modelli di sviluppo e non lasciare soli i Paesi più poveri ad affrontare i loro problemi, le malattie infettive, le carenze di acqua potabile e cibo.

Purtroppo, abbiamo dimenticato queste lezioni. Non è mai scattato un unanime vissuto responsabile, autocritico e solidale ma è sempre rimasta attiva una posizione rivendicativa, sottilmente complottista e antiscientifica. Anziché vedere come aiutarci l’un l’altro e sostenere le Istituzioni molta attenzione è stata data agli interessi privati. Le promesse di sostenere e finanziare il welfare, sanità, scuola, servizi sociali, sono svanite. I medici e gli operatori sanitari da “eroi” sono diventati “reduci” fastidiosi e petulanti nel chiedere di preservare il Sistema Sanitario Nazionale. Un sistema sottopressione per il recupero delle liste di attesa e in difficoltà nell’affrontare le conseguenze del Covid e della deprivazione relazionale, specie per le giovani generazioni. Un Servizio Sanitario prima sottofinanziato e poi criticato per le sue inefficienze senza chiedersi se ciascuno ha fatto la sua parte per sostenerlo ed utilizzarlo in modo appropriato.

Sul piano dei comportamenti individuali l’adesione alle vaccinazioni è molto al di sotto delle percentuali indicate dalle Autorità Sanitarie sia per il Covid che per l’influenza stagionale con il risultato, oggi, di mettere in crisi Pronto Soccorsi e reparti ospedalieri. Anche nella vita familiare e sociale, emergono intolleranza, rabbia e talora violenza. Non vi è il senso di un comune destino, di una coesistenza da costruire insieme nel rispetto reciproco, nella tolleranza e nel compromesso. L’altra persona può essere abbandonata, sopraffatta o respinta senza gravi conseguenze, almeno immediate, producendo così “vite di scarto”. L’altro abbandonato non è solo il migrante, lo straniero ma anche il diverso che non sta solo fuori ma dentro ciascuno di noi. Un processo sociale che rischia di diventare relazionale e poi lesivo dei mondi interiori nei quali l’altro è parte dell’identità di ciascuno. Se l’altro è un pericolo, l’interiorizzazione di questo determina vissuti di paura, evitamento, attacco-fuga, irrazionale rifiuto. Ciò è facilitato da un crescente disprezzo sociale del c.d. “buonismo” cioè di atteggiamenti accoglienti, solidali ed umani. La ri-conoscenza della comune umanità viene prima della conoscenza dell’umanità di ciascuno. Infine è necessaria la pace mondiale, una vasta solidarietà internazionale per la salute e il bene comune per fermare tutte le guerre e il cambiamento climatico da cui potranno scaturire altre possibili pandemie, povertà e disperate migrazioni.

Pietro Pellegrini 

Direttore Dipartimento Assistenziale Integrato Salute Mentale Dipendenze Ausl di Parma

 

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modificato:venerdì 19 gennaio 2024

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