Non scuotere i bimbi
Campagna di prevenzione della Sindrome del bambino scosso
Scuotere un neonato può causare gravi danni: l'Ausl di Parma aderisce alla campagna informativa per la prevenzione della “Shaken Baby Syndrome”, in italiano "Sindrome del bambino scosso", di fatto un trauma cerebrale associato a un violento scuotimento.
Il picco di incidenza della SBS si ha tra le 2 settimane e i 6 mesi di vita, periodo di massima intensità del pianto del lattante. A quell’età il bambino non ha ancora il controllo del capo perché i muscoli del collo sono deboli, la testa è pesante rispetto al corpo, e il cervello, di consistenza gelatinosa, se scosso si muove all’interno del cranio, e la struttura ossea è ancora fragile.
Quando si verifica
Si verifica quando un lattante o un bimbo piccolo è scosso, con il corpo sostenuto mentre il capo è libero. Ovviamente maggiore è la violenza e la durata dell'azione, maggiore la probabilità dell'evento, tuttavia anche scuotimenti violenti per brevi tempi possono causare danni. Lo scuotimento non si verifica nel sollevare il bambino per portarlo a sè, nell'abbracciarlo tenendolo ben fisso, nel cullarlo con cura o ancora nel sollevarlo affettuosamente in aria ma avendolo ben saldo e fermo tra le mani.
Come si manifesta la sindrome?
Alcuni segni possono essere microemorragie congiuntivali, sonnolenza, perdita di reattività, inappetenza, vomito fino a disturbi più acuti e violenti di ampio spetto neurologico.
Quali danni causa?
Le conseguenze dello scuotimento, anche se di pochi secondi, possono quindi essere particolarmente infauste e si può arrivare al coma o alla morte del bambino. I principali danni che causa sono:
- Disturbi dell’apprendimento
- Disabilità fisiche
- Danni alla vista o cecità
- Disabilità uditive
- Disturbi del linguaggio
- Paralisi cerebrale
- Epilessia
- Disturbi comportamentali
- Ritardo psicomotorio e ritardo mentale
- Morte
Innanzitutto la prevenzione!
Spesso mamme, genitori e familiari sono inconsapevoli delle conseguenze che potrebbero scaturire da questo gesto. Di fatto, anche quando compiuto senza la premeditazione e la volontà di determinare il danno o far male, questo tipologia di lesione è una forma di maltrattamento. Si verifica spesso in conseguenza di pianti prolungati o di difficile gestione del neonato da parte di chi lo accudisce. Non sempre sono i genitori in causa, ma anche possono essere parenti o baby sitter.
Impara a riconoscere il pianto del tuo bimbo
Se bambino piange, scuoterlo non lo calmerà. Anzi, produrrà solo conseguenze negative: non solo piangerà di più perchè spaventato, ma addirittura potresti causargli danni permanenti. La prima cosa da ricordare è che il neonato non piange per capriccio, ma per comunicarci qualcosa! Impara a riconoscere il pianto del tuo bimbo!
Piange perchè ha fame o perchè ha bisogno di attenzione? In questo caso basterà farlo poppare oppure tenerlo in braccio cullandolo e parlargli dolcemente. Piange per esprimere un disagio? Magari ha troppo caldo o troppo freddo. Anche in questo caso qualche semplice accorgimento potrà farlo smettere di piangere. Se il suo pianto è inconsolabile e non riesci a capirne il motivo, forse ha qualche problema digestivo o un dolore che lo infastidisce e lo fa soffrire. In questo caso parlane al tuo pediatra oppure rivolgiti ai professionisti dell'Ospedale o ai consultori familiari.
Attenzione ai fattori di rischio
Qualche volta sono presenti fattori di rischio (per esempio la giovane età della mamma, stato depressivo, disagio socio-economico, utilizzo di sostanze d'abuso, precedenti episodi di maltrattamenti in famiglia), ma altre volte si verificano in famiglie senza alcun tipo di problema economico o culturale. Altri fattori di rischio sono il senso di inadeguatezza, la solitudine, una gravidanza complicata e anche la stanchezza fisica, problemi di salute materna. Qualche volta sono fattori scatenanti eventi associati alla salute del neonato, che può essere complesso da gestire per malattie o condizioni associate a dolore.
Se per qualsiasi ragione senti la necessità di avere un supporto, rivolgiti a personale qualificato in ospedale o nei nostri consultori.
modificato: | giovedì 18 aprile 2024 |
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