"Il paese degli adolescenti" di Fabio Vanni - dicembre 2015

L'autore è il Responsabile del Programma Adolescenza dell'Ausl di Parma

09/12/2015 - Può essere utile dare un contributo conoscitivo su quel ‘mondo parallelo’ che sembra come sbucato nel nostro attraverso le chat rese pubbliche nei giorni scorsi dal preside di una scuola media cittadina ma intravisto anche per mezzo di episodi oramai ricorrenti nella cronaca locale e nazionale.

Gli adulti sembrano guardare a questo mondo con un certo pregiudiziale sospetto (che i fatti sembrano affrettarsi spesso, peraltro, a confermare), con preoccupazione, legata anche alla non conoscenza di un’alterità, di un nuovo che appare minaccioso. Bene quindi saperne un po’ di più.

Questo mondo può essere scomposto in sette o otto dimensioni interconnesse che gli studiosi di questi fenomeni ben conoscono ma che vale la pena ricordare per capire meglio.

Partirei dal corpo. Il corpo in adolescenza è sottratto allo sguardo e all’incontro con l’adulto, alla mamma che lo manipolava, lo lavava, lo profumava e lo rendeva socialmente presentabile. Il corpo dell’adolescente è autonomamente preparato non più per lei ma per la relazione con i pari. Le forme che la biologia costruisce, vengono esaltate o modulate dal trucco, dall’acconciatura, dagli abiti, dai mezzi di trasporto perfino. L’umore emotivo delle interazioni è orientato al compagno di banco o di Instagram. Non più all’adulto, che è off limits dietro la porta della cameretta. Prima ancora ed insieme alla declinazione concreta della relazione tramite il corpo, quella sessuale, il più delle volte intergenere,c’è quellamonogenere della confidenza fra femmine delle medie o nello spogliatoio dei maschi calciatori.

Il corpo è, per parafrasare Le Breton, un testo scritto per i pari. Certo, baciarsi è di solito il primo passo, ma la creatività adolescenziale, a cominciare dall’uso delle immagini comunicate via cellulare, è grande, indiretta, esplorativa, e naturalmente segreta ai grandi.

Un mondo relazionalmente denso, ove la corporeità è fortemente investita come uno dei principali palcoscenici sui quali si gioca la presenza sociale prossimale di molti adolescenti.

Non sentirsi fisicamente presentabili è dura. Si può usare qualche altro strumento, lo studio per esempio, ma è spesso un chiaro ripiego, oppure si può stare chiusi in disparte ma si muore socialmente, ovvero è come si morisse tout court.

Il secondo ambito di relazionalità orizzontale è la scuola. Luogo fatto dagli adulti, abitato, anche, dagli adulti che propongono di stare lì per trasmettere contenuti conoscitivi.

Peccato che a scuola si vada soprattutto per un'altra ragione. Per un altro piano di conoscenza. La scuola è il palcoscenico della relazionalità peer, è il luogo della presenza corporea nel tempio del sapere, è la palestra della reputazione sociale nel teatro delle interazioni. Dove?Nei luoghi interstiziali (corridoi, bagni, atri, cortili) mediandola con la conoscenza intellettuale proposta dai grandi. La scuola è sapere attraverso la relazione orizzontale, in precario equilibrio con la verticalità generazionale.

Ma se il corpo e la scuola sono a loro modo luoghi esclusivi della socialità adolescenziale il tempo quotidiano specifico è la notte.

Se il giorno il mondo è degli adulti la notte è dei giovani ed il giorno serve a preparare la notte, la notte del week end o la notte durante la settimana dove si whatsappa fra le camerette fino a tardi.

La notte gli adulti guardano la tv o dormono e i giovani invadono le città: gli aperitivi, le pizze, i pub, le discoteche, le pasticcerie che fanno i cornetti caldi all’alba sono luoghi che consentono di sviluppare l’intreccio delle relazioni. Un tempo specifico generazionale come specifici sono i luoghi nei quali si celebra il rito interattivo gruppale, e dunque fortemente sociale. Non si va da soli in questi luoghi ed in questi tempi. Mai.

La notte è un tempo, la scuola è uno spazio, il corpo è un testo, ma ci vuole qualcosa di più profondo ed emotivo per aggregare la relazionalità peer adolescenziale. Ci vuole un medium che vada oltre le parole e attivi il corpo: ci vuole la musica.

La musica è la colonna sonora generazionale. Di più: è il sottofondo di quel millesimo. I 2000 ascoltano e si scambiano una musica che i ’98 non conoscono e che i ’99 snobbano. La musica si ascolta da soli in camera o con le cuffiette, in due con un auricolare a testa, in macchina a tutto volume  o in disco tutti insieme.

Gli adulti sentono rumore, gli adolescenti un ritmo che li investe e li accomuna, che li prende e li coinvolge, a volte li sconvolge. Il gruppo musicale non è più fatto di adulti come un tempo ma di quasi coetanei di successo perchè hanno saputo interpretare con le note ed il corpo giusto lo spirito della generazione.

Poi serve bere e fumare. Non solo per lenire le ansie e rasserenare le tensioni ma anche perché così si va dietro ad altri ambiti del sentire, si esplora insieme all’amico, si fa parte della setta generazionale. Gli adulti non devono sapere perché sennò fanno del casino ma bere e fumare fanno parte dei modi di stare insieme, oltre che di non imparanoiarsi.

Ma questo paese dei pari che ha il suo tempo ed il suo spazio, i suoi testi ed i suoi ritmi ha anche le sue leggi. L’etica in adolescenza, come sciveCharmet,è patrimonio del gruppo.

Non si potrebbe scaricare musica, sarebbe illegale vedere film appena usciti su qualche sito, sarebbe proibito consumare certe sostanze e soprattutto commerciarle, a 12 anni non si potrebbe stare su WA o su FB ma nel paese dei giovani tutto questo è consentito. Non è consentito invece guardare la ragazza di un tipo o tantomeno baciarla. Si rischia. Con il ragazzo della tua amica si può pomiciare solo se lei garantisce che non c’è più nulla sennò….

E in caso di contenziosi non ci si rivolge all’adulto se non in casi estremi. La giustizia è affare dei peer.

Ma molto di questo, quasi tutto, sarebbe assai difficoltoso se non ci fosse il web. Come si farebbe a stare in relazione sempre? A raccordarsi all’ultimo minuto? A navigare per il centro senza meta sicuri di potersi trovare in qualsiasi momento se non ci fosse quel navigatore del tempo e dello spazio che è il web? E a scambiarsi foto? E musica? E ad allargare davvero gli orizzonti in preparazione di un domani?

Il phone è davvero smart perché contiene i riferimenti delle relazioni, le memorie inconfessabili, la musica, e come se nulla fosse può servire a rispondere alla mamma che vuol sapere dove sei. Ma che importanza ha dove sei? Mah.

Dunque la presenza sociale giovanile è attiva e fattiva, occupa tempi e spazi propri, usa canali comunicativi autonomi, è riservata e soprattutto compatibile con quella degli adulti. Vive delle relazioni peer e non progetta trasformazioni o rivoluzioni di stato.

A volte gli adulti vengono messi a parte di qualche tratto di questo mondo ‘altro’ ma il più delle volte esso è sconosciuto agli over.

C’è da preoccuparsi? Come tutte le situazioni che ci sfuggono possiamo pensare che contengono cose negative ma non è detto affatto che sia così.

In realtà questa alterità generazionale è utilizzata dai ragazzi e dalle ragazze dell’occidente del mondo per coltivare quella socialità alla quale li abbiamo abituati fin da piccoli mandandoli precocemente al nido e poi alla scuola materna e poi per una decina d’anni almeno a scuola, e poi in palestra e a danza, all’estero d’estate per imparare le lingue, etc. Una socialità orizzontale che con internet ha trovato uno straordinario strumento moltiplicativo che tanto successo ha avuto,e avrà, anche perché sintonico con i bisogni che abbiamo aiutato loro a sviluppare fin da piccoli.

Bisogni funzionali ad un mondo aperto, senza confini, come quello che, tutti, ci auguriamo i nostri figli possano navigare concretamente e che con internet navigano prima e insieme virtualmente.

Un mondo che non si nutre, se non molto parzialmente, di bullismo e di violenza, come sarebbe fin troppo facile pensare, ma che si nutre di relazioni e di conoscenze, che normalmente non sostituisce ma integra le relazioni ‘in carne ed ossa’.

Un mondo molto autogestito, com’era autogestito il cortile sotto casa, che costituisce una palestra virtuale, comunque molto più rassicurante di quella reale, in preparazione ed accompagnamento fra pari verso un mondo che è oramai un unico grande villaggio.

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modificato:giovedì 11 febbraio 2016

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